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I pareri dei nostri lettori
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Sono ateo e continuo a esserlo anche dopo che ho letto
questo libro. Però... però sarebbe davvero bello fosse così.
Federico T. |
Certo, in questo libro si parla di religione, ma la visione
è assolutamente fantascientifica. Fantastico!
Loredana M. |
Sono cattolica praticante e professante e penso che la
Chiesa dovrebbe usare strumenti come questo libro per
tentare riavvicinare i fedeli alla Fede.
Susanna D. |
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Il protagonista, il cui
nome non viene mai pronunciato per tutta la durata del racconto,
affranto per la morte del padre, crede di essere preda di
allucinazioni, quando comincia a vedere la sua immagine.
Essendo un non credente si rifiuta di comprendere le parole
dell’Angelo (di nome e di fatto) che gli annuncia di essere stato
inviato da Dio per dargli il dono della Fede.
L’Angelo allora lo porta dove lui non sarebbe mai potuto andare
prima della sua morte.
Inizia così il viaggio in un Paradiso fatto ad immagine e
somiglianza dell’inconscio del protagonista. Durante il suo
peregrinare con il padre diventato novello Angelo celeste, navigherà
su straordinarie astronavi interstellari, scenderà nelle profondità
degli abissi a conoscere Atlantide, visiterà villaggi medioevali e
sperduti scogli in mezzo all’oceano.
Avrà una particolare visione dell’Aldilà dove ogni anima è in grado
di generare, da sola o in collaborazione con altri, infiniti
Universi Personali e dovrà riflettere sui principali temi
esistenziali della vita. Conoscerà e verrà tentato dal bellissimo e
altero Satana, dal quale verrà a più riprese salvato da Arcangeli e
Principati.
Il viaggio si farà addirittura avventuroso quando all’Angelo verrà
il sospetto che il trapasso del protagonista non è più soltanto
temporaneo, ma che forse è diventato definitivo. Per scoprirlo i due
dovranno superare prove spirituali e intellettive, alla ricerca dei
luoghi dove risiedono le gerarchie celesti superiori. Scopriranno
poi che si trattava di un altro inganno ordito da Satana per
irretire il protagonista.
Alla fine potrà accedere al Luogo Comune, una specie d’immensa rete
neuronale, dove tutte le anime risiedono in adorazione del Creatore
e dopo aver finalmente conosciuto sè stesso ed avere assistito alla
propria investitura (che riprende testualmente brani dell’Apocalisse
di Giovanni), potrà vedere e godere del Volto di Dio.
La separazione dall’Angelo (La seconda morte) conclude in modo
intenso e doloroso il viaggio.
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i primi capitoli del libro.
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Ho cominciato a scrivere questo libro due giorni dopo che mio padre era
morto.
Le prime righe sono il testo più doloroso che mai abbia dovuto scrivere.
Il resto è un omaggio all'uomo più importante della mia vita: mio padre
Angelo.
Scaricate i primi capitoli
del romanzo gratuitamente. |
dal primo capitolo
La prima morte.
Lui è morto.
Gli sono accanto e piango. Mia madre, in fondo alla stanza, con gli
occhi spalancati cerca ancora di capire cosa è stato.
Se ne è andato, per sempre.
Riesco solo a pensare al mio dolore e all'assordante vuoto che fra poco
riempirà la mia esistenza.
Ho paura.
Ora, non ho più nessuno cui rimandare decisioni e insicurezze, nessuno
cui chiedere cosa è bene e cosa è male.
Sto piangendo per me, non per lui.
Le pratiche, i parenti, il telefono, la cerimonia, annegano tutto in una
pozza di piombo fuso.
Un refluo d'aria mi accarezza il volto. È il primo da molto tempo.
Settembre ha ripulito la città dall'irrespirabile afa estiva ed è bello
stare seduti sul balcone di casa, di notte, una sigaretta stretta fra le
labbra.
Lui esiste ancora da qualche parte? La vita dopo la morte è la Verità o
è una pietosa favola inventata da uno sciamano migliaia di anni addietro
per lenire il dolore di una donna disperata? Lui da buon cattolico, vi
credeva.
Non so… non so se io posso credere.
La sua immagine mi appare davanti, all'improvviso: nitida, reale,
crudele.
Non distolgo lo sguardo come ho fatto quest'oggi davanti a un suo
ritratto, continuo a guardarlo.
Sorride.
Dio mio! Vorrei sprofondare in quel sorriso, respirarne la fragranza
dell'alito, perdermi nel profumo dei suoi capelli.
È seduto di fronte a me, nella mia stessa identica posizione: è come
essere davanti a un impossibile specchio del tempo.
Di lui vedo soltanto il viso e le mani. Il resto è nascosto da un
bagliore grigiastro.
Ho un vuoto dentro: il dolore se ne è andato e mi ha lasciato in
compagnia di una quiete profonda.
Il suo sorriso... il suo sorriso è vivo, reale.
L'immagine dura pochi attimi, poi scompare, così com'è venuta e il vuoto
si riempie di nuovo di dolore.
Chiudo gli occhi e cerco di recuperare l'immagine ma è tutto inutile: ne
appaiono migliaia d'altre ma non quella.
Riapro gli occhi e lui mi è di nuovo di fronte.
"Adesso credi?"
Il suono della sua voce arriva un attimo prima del suo sorriso.
Le parole si aggrovigliano in gola
"Angelo. Sei proprio tu?"
"Non mi vedi forse?" e allarga le braccia, i palmi tesi verso il basso a
indicare sé stesso.
"Sì, ti vedo. Ma com'è possibile? Tu, tu sei…"
"…morto? Questo è quello che credi. Io, invece, non sono mai stato così
vivo".
Cerco di stringerlo a me ma è come abbracciare il nulla.
"Intendiamoci. Il mio vecchio e malato corpo è morto, sono Io ad essere
vivo".
"Allora tu sei… ma sì, insomma, un…"
"Un fantasma?"
"Ecco proprio così, un fantasma..."
"Non dire idiozie. Allora non ti ho insegnato proprio niente, in tutti
questi anni! I fantasmi non esistono. Io sono un Inviato".
"Un che?"
"Un Inviato. Un Angelo".
"Che sei Angelo, l'ho sempre saputo: è il tuo nome..."
"Non essere stupido! Io sono un Angelo del Signore, inviato sulla terra
per darti il dono della Fede".
Silenzio. Non solo nelle mie parole ma soprattutto nella mia mente. Sono
felice di averlo ritrovato, niente ho desiderato di più in questi giorni
che poterne risentire almeno la voce, ma adesso lui… lui mi parla in una
lingua sconosciuta, dice cose alle quali io non ho mai creduto, dice di
essere l'inviato di un Dio al quale ho sempre rifiutato onori e gloria.
Io voglio solo mio padre, non una visione mistica.
Mi guarda deluso.
"Ancora non credi, anche se sono tornato per testimoniarlo. La vita
oltre la morte, che tu lo voglia o no, è una realtà per chi nella vita
terrena vi ha creduto. Tu ormai hai quarant'anni ed è ora che..."
"Angelo, ti prego, fermati. Non rovinarmi l'illusione con una predica.
Perché io so di essermi addormentato... fai almeno si tratti di un sogno
meraviglioso".
L'Angelo non risponde. Chiude gli occhi e le sue labbra prendono a
muoversi impercettibilmente.
"Angelo..." ma lui mi zittisce portandosi l'indice alle labbra.
Passano alcuni istanti, mentre le mie domande si rompono contro il suo
silenzio.
"Ora possiamo andare" dice infine alzandosi in piedi.
"Andare dove?"
"Là dove è la Verità".
"Non capisco".
"È ben per questo che dobbiamo andare, in modo tu possa capire".
"Dimmi almeno dove. Non vorrei che mia moglie si svegliasse e..."
Mi prende per mano, ed è proprio la sua mano e quello che provo a questo
contatto non è cosa che nessuna delle parole inventate dall'uomo può
nemmeno tentare di descrivere.
"Non preoccuparti. Il viaggio sarà infinitamente breve e profondo. Non
avere paura. Qualsiasi cosa tu veda o senta, sarò io a vegliare su di
te".
Mi sento sollevare da terra; l'Angelo mi trascina dolcemente e
cominciamo a salire verso il cielo.
Guardo verso il basso e vedo me stesso, con lo sguardo perso
nell'infinito, seduto ancora sul balcone.
La prima cosa che mi viene in mente è Peter Pan e la sua ombra.
L'Angelo, che di certo è in grado di leggere i miei pensieri, non dice
nulla e continua a sorridermi, rassicurante.
L'ascesa è rapida: le case, la città intera è nel volgere di un minuto
solo un punto disperso fra migliaia d'altri.
Se avessi dovuto immaginare una cosa simile, avrei pensato a un evento
grandioso, travolgente. Invece tutto si svolge così rapidamente che non
riesco ad andare oltre lo stupore.
Poi è la volta della Terra.
Vedere il proprio pianeta dal profondo dello spazio per un uomo di fine
ventunesimo secolo è già una ragguardevole ambizione, ma pensare di
portarsi al centro della galassia è addirittura un pensiero utopico, da
capogiro. Eppure quando nel giro di una manciata di secondi mi ci
ritrovo anche lo stupore scompare.
Pace.
La pace subentra a qualsiasi altra idea.
Mi sento avvolgere da qualcosa di caldo e fluido.
Cerco l'Angelo con lo sguardo, ma lui si è allontanato di alcuni metri
ed è diventato inspiegabilmente molto più alto di me. Continua a
sorridermi. Dice anche qualcosa, ma le sue parole mi arrivano
indistinte. La sua immagine è deformata dal fluido in cui sono immerso.
Le mie mani!
Sono diventate quelle di un bambino e ad ogni istante diventano sempre
più piccole.
Dal mio ventre infantile vedo uscire qualcosa, una specie di budello e
con terrore penso di essermi ferito e che i miei intestini se ne stanno
per andare a spasso per la galassia.
Allora capisco di essere tornato nel ventre materno e che non è l'Angelo
a essere cresciuto a dismisura, ma io a essere tornato piccolo.
Guardo ancora la mia mano: le dita sono ormai indistinguibili l'una
dalle altre.
Mi ritrovo rannicchiato su me stesso, le parti del corpo ormai fuse le
une nelle altre.
Sto scomparendo: una cellula nell'infinità dello spazio.
Alla fine del mio essere è rimasto solo il Pensiero.
Un semplice Pensiero.
Lo spazio e il tempo non hanno più alcun significato.
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