L'expo di Justin Durban
di Anonimo -
Milano 2009 ·
Pagine:
150 - Prezzo: 4 euro
I pareri dei nostri lettori
Al pari di tutte le utopie, anche quella dell’Anonimo di
questo testo richiede una massiccia presenza della forza
pubblica nella vita dei singoli e delle comunità. I
risultati sono eccellenti certo (sarei ben lieto di vederne
realizzati anche solo una parte…) ma la condizione è sempre
la stessa di ogni progetto di rigenerazione sociale:
l’invasività del potere. Alberto B.
La narrazione scorre liscia, facilitata dal formato del
libro, e da uno scrivere in terza persona lineare ,
asciutto, senza inutili ridondanze; al limite del trattato
delle cose possibili e il racconto di un'utopia. remote - Luigi Bruno Cristiano
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La
sinapsi
Booktrailer
Justin Durban è un manager che, al termine
di una carriera di successo, viene nominato Governatore di Hulahop
Valley, l’unica regione completamente autarchica del pianeta. La sua
nomina è stata bipartisan e i due partiti hanno intenzione di farne un
prestigioso fantoccio.
Ma il nuovo Governatore invece, senza mai entrare in discussioni
politiche, si mette a fare il bravo amministratorerisolvendo
radicalmente con metodi innovativi problemi quali il traffico,
l’inquinamento, la siccità e la criminalità, questo anche in funzione
dell’Expo Universale che si terrà per la prima volta a Hulahop, da lì a
pochi anni. Un’importante opportunità di sviluppo, che potrebbe e
dovrebbe essere sfruttata per migliorare soprattutto la qualità della
vita dei propri cittadini e non solo per meravigliare i loro sguardi.
Nella mente di Justin Durban Hulahop dovrà arrivare all’Expo
profondamente cambiata non solo nel suo aspetto, ma soprattutto nel modo
di essere vissuta dai suoi cittadini e visitatori.
L’Expo di Justin
Durban non è un libello antipolitico e nemmeno vuole essere una
proposta programmatica su cosa e come fare per risolvere alcuni dei
principali problemi delle nostre città (anche se applicando le idee
qui esposte la qualità della nostra esistenza volgerebbe senz’altro
al meglio, ma vuole soprattutto affermare che oggi tra l’immaginare e il
fare, in moltissimi casi, quel che manca è solo il coraggio di prendere
una decisione.
Sarebbe stata una notte insonne, una delle tante della sua vita. A
sessantanni Justin Durban non si era ancora dato per vinto e ogni sera
si ostinava a coricarsi tra le undici e mezzanotte nella speranza di
cadere immediatamente preda di sogni che mai ricordava. Sua moglie
Frida, una bella signora di quattro anni più giovane di lui e che da
oltre trentanni ne condivideva passioni e miserie, per alleviargli il
disappunto, sorrideva ogni volta che lui si alzava dal letto, magari
dopo aver dato un paio di sonore russate e gli augurava di tornare
presto a dormire. Ma quella notte anche lei sapeva che l'augurio sarebbe
caduto nel vuoto, perché il neo Governatore Justin Durban era alquanto
turbato e cominciava a maledire il momento in cui aveva accettato
l'incarico. Dopo un'intera vita passata a gestire imprese nei più
svariati settori di mercato, Durban era stato invitato da entrambe le
parti politiche, che da secoli si contendevano il governo della Hulahop
Valley, a rivestire il ruolo di leader di una coalizione governativa
bipartisan, visto che alle ultime amministrative i due partiti si erano
aggiudicati il medesimo numero di seggi parlamentari e che nessuno dei
due, nella migliore tradizione politica, era intenzionato a mollare
nemmeno uno dei cadreghini che si era appena conquistato rischiando di
tornare alle urne. Alcuni suoi amici, Frida inclusa, l'avevano
sconsigliato di indossare la scomoda veste del terzo incomodo, ma le
pressioni e le lusinghe esercitate dai politici, dagli intellettuali,
dalla stampa, dalle associazioni industriali erano state tante e tali da
non lasciargli alcuna possibilità di rifiuto. Aveva dovuto accettare a
furor di popolo.
E ora, a una sola settimana dalle elezioni, lui avrebbe voluto avere una
macchina del tempo per riportare la sua vita allo status precedente.
Un fantoccio! Ecco il tipo di Governatore che avevano in mente i due
schieramenti politici. Un fantoccio senza cervello e potere, alla mercé
degli assessori che gli avevano imposto, degli imbecilli senza alcuna
competenza specifica nei settori amministrativi loro demandati. Altro
che ago della bilancia e grande mediatore, come l'avevano definito i
giornali, lui doveva soltanto essere la facciata appena rifatta di un
palazzo decrepito e in via di disfacimento. Perché tale era la macchina
amministrativa che avrebbe dovuto governare: una inutile e costosa
infrastruttura senza capo né coda.
Justin Durban si piazzò sulla poltrona del suo studio, con in grembo il
notebook aperto sulla relazione che riassumeva lo stato generale della
Hulahop Valley e, soprattutto, le previsioni di sviluppo. Indebitamento
pubblico, evasione fiscale, microcriminalità dilagante, disoccupazione,
siccità, inquinamento, crisi economica. Non c'era una cosa che sembrava
andare per il verso giusto.
Eppure la Valley era sempre stata una delle regioni più ricche del
pianeta e lui stesso, quale ex manager, fino a quel momento, non aveva
affatto percepito quanto fosse profondo il baratro sul quale stavano per
affacciarsi.
La precedente amministrazione aveva tenuto nascosto il tutto alla
pubblica opinione e i suoi attuali padrini politici erano intenzionati a
perpetrare nel tempo l'odiosa menzogna.
"Prima risolviamo i problemi e poi, forse e se ci conviene, gli
raccontiamo la verità. Non vorrà mica scatenare un'ondata di panico
nella popolazione?" l'avevano subito zittito quando aveva timidamente
tentato di esprimere le sue perplessità.
Risolvere i problemi? L'incompetenza di quei politici era davvero
abissale. Al massimo in un quinquennio, ossia il tempo di una singola
legislatura, i problemi potevano essere affrontati non certo risolti. E
comunque il baratro era talmente vicino che la popolazione vi sarebbe
precipitata entro un paio di anni senza aver ricevuto alcun avviso,
senza alcuna preparazione.
E, ciliegina sulla torta, Hula si era aggiudicata l’Expo Universale che
si sarebbe tenuta per la prima volta nella valle, da lì a otto anni.
Un’importante opportunità di sviluppo, ma anche un grave impegno per
un’amministrazione pubblica allo sbando.
Dimissioni.
Quella parola gli pulsava nelle meningi già da qualche ora. Justin
Durban si alzò dalla poltrona e uscì sulla terrazza. Era una fresca
notte primaverile. Alzò il bavero della giacca da camera e si appoggiò
coi gomiti alla balaustra. In lontananza si vedevano le luci di Hula
riflettersi sulle acque del lago Hop. Possibile che quello specchio
d'acqua attorno al quale era nata e sviluppata la capitale della Valley
stesse per prosciugarsi? Due, massimo tre anni e di quelle acque, nelle
quali lui stesso aveva imparato a nuotare, non sarebbe rimasta altro che
una putrescente fanghiglia.
E siccome le previsioni recitavano che entro dieci anni non sarebbe
rimasta nemmeno quella, la precedente amministrazione invece di studiare
un metodo per evitare la catastrofe, aveva già preparato un piano per
lottizzare e urbanizzare quel nuovo centralissimo e quindi preziosissimo
terreno.
Dei pazzi. Hulahop Valley era in mano a dei pazzi incoscienti.
Justin Durban rientrò nello studio e, dopo essersi guardato attorno
circospetto, estrasse dal doppio fondo di un cassetto un grosso sigaro.
Frida non doveva assolutamente scoprire quel piccolo segreto altrimenti
la sua scorta sarebbe finita ad alimentare il fuoco del camino. Con il
sigaro acceso fra le labbra, il Governatore tornò sulla terrazza,
abbandonando i suoi pensieri al loro destino, liberi di vagare assieme
al fumo azzurrognolo del sigaro.
Quando, un'ora più tardi, tornò in casa aveva deciso di resistere e di
combattere perchè la vita gli aveva insegnato che una soluzione esisteva
sempre, magari non elegante o non del tutto soddisfacente, ma pur sempre
una soluzione i cui risultati erano in ogni caso migliori del non fare
nulla.
Mentre si coricava accanto alla moglie, il Governatore già si pregustava
l'effetto che la sua decisione avrebbe avuto sui suoi ignari padrini.