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Lo Sgronchio
di Fausto Pasotti -
Milano 2009 ·
Pagine:
240 - Prezzo: 5 euro
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I pareri dei nostri lettori
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Era dai tempi del primo Stefano Benni che non ridevo
così di gusto.
VOGLIO IL SEGUITO!
Fabio S. |
L'autore ha una fantasia davvero malata, l'idea del
complotto di idraulici per sventare la minaccia
dell'idraulico liquido è proprio una chicca. Gustoso anche
il trattamento del testo.
Enrica C. |
L'isola di Trululla e la città perduta di Trankara con il
suo misterioso popolo mi ha fatto sognare solo come ci era
riuscito Indiana Jones.
Grazie.
Raimondo A. |
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La
sinapsi |
Il
punto di vista dell'autore |
Max, una mattina, per
sua disgrazia, riesce a materializzare il proprio contrario
spirituale (lo Sgronchio) una specie di ombra petulante e
rompiscatole dotata di straordinari poteri che afferma di provenire
da un universo parallelo dove tutto è lindo e immateriale.
I due rimangono
coinvolti in una divertente avventura che li vedrà intenti, assieme
a Willy (proprietario dell’Agenzia investigativa e fisicamente e
caratterialmente simile a Danny De Vito) e al Louìs (anima
pseudotecnica dell’Agenzia e simile al Grunf di Alan Ford), a
sventare un misterioso complotto internazionale di idraulici
capeggiati dall'Idraulico Solido, un folle identico a SuperMario
(quello dei videogiochi per intenderci).
Le vicissitudini li
porteranno a raggiungere la sperduta isola di Trululla (la tipica
isola della Spectre dei film di Bond) dove gli idraulici stanno
realizzando due micidiali macchine (Vortex e Turbox) allo scopo di
ricattare il Mondo intero per riscattarsi dalla minaccia di un
prodotto sostitutivo delle loro prestazioni come l’idraulico
liquido.
Nel corso
dell’avventura scopriranno anche la città sperduta di Trankara,
immersa nel cono di un vulcano spento e il suo incredibile tesoro.
Scarica i primi capitoli. |
“Il gronchio si sgronchia”.
Questa frase mi si fiondò nel cervello, all’improvviso, una mattina
mentre andavo al lavoro. No, non è uno scherzo, Lo Sgronchio è nato
proprio così.
Grazie a Dio, a differenza del protagonista del libro, a me non apparve
nessun ectoplasma, ma iniziò una divertente sfida per uno come il
sottoscritto portato, soprattutto, a raccontare storie in cui la
tecnologia e la fantapolitica sono le vere protagoniste.
Ho sempre pensato che far ridere, o almeno sorridere, sia molto più
difficile che trasmettere emozioni o commuovere.
La cosa mi ha così divertito che, come spesso accade, i personaggi hanno
preso il sopravvento e quel che doveva essere poco più di un racconto è
diventato un vero romanzo.
Avventure degne del miglior Indiana Jones, organizzazioni segrete e
personaggi sgangherati come i protagonisti del mitico Alan Ford, mi
hanno tenuto compagnia per diversi mesi e hanno divertito tutti coloro
che l’hanno letto. Spero lo stesso accada anche a voi.
Comunque prima di comprare,
potete sempre scaricarei
primi capitoli gratuitamente e valutare se questo libro è davvero
divertente.
P.S.
Esiste un seguito di questo libro, una trentina di pagine al momento,
intitolato Nagàda Davìda. Se Lo Sgronchio riscuotesse un certo successo
potrei anche essere tentato di finirlo. |
L'assaggio |
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dal primo capitolo Lo
Sgronchio.
“Il gronchio si sgronchia”.
La frase entrò nel mio cervello alla velocità della luce e mi
ritrovai cortocircuitato nella realtà di una fredda alba dicembrina.
Nonostante avessi dormito profondamente, non ero impastato e
ingrugnito come ad ogni mio risveglio.
Mi sentivo forte e positivo.
“Il gronchio si sgronchia” ripensai.
Chissà cosa voleva dire?
In ogni caso l'effetto era straordinario: il mio cervello era
percorso da un flusso inarrestabile di idee, buoni propositi,
vendette, decisioni, esternazioni, insulti, eruzioni, eccetera.
In altre parole mi sentivo da dio.
Entrai in bagno cantando a squarciagola una bella e volgare
canzonaccia. Scostai la tenda dal misero finestrino e guardai fuori:
era ancora buio e dei fiocchi di neve grossi come bietole stavano
imbiancando la città.
“Nevica” rantolai in direzione dell'immagine di me stesso riflessa
nello specchio.
“E chi se ne frega!”
Giusto! Chi se ne frega se la macchina sarà già incastrata nella
neve, se i doposci sono ancora in cantina, se i mezzi pubblici
saranno stracolmi e immobilizzati nel traffico infoiato, se arriverò
in ritardo e il capo mi menerà il torrone...
Chi...se...ne...frega!
Prrrrrr!
Spernacchiai al me stesso dello
specchio, mentre m'infilavo un dito nel naso alla ricerca della
caccola che occludendomi la narice sinistra, stava ottenebrando
almeno il sette percento delle mie capacità intellettive.
Un'ombra!
Qualcuno era passato dietro le mie spalle! L'avevo intravisto nello
specchio.
“Ma io abito da solo!” gracchiai
Chi poteva essere?
Come nella migliore delle avventure di Starsky & Hutch, mi buttai a
terra, riparandomi dietro la vasca da bagno, mentre nella mano
destra stringevo lo scopettino del cesso.
“Un'arma organolettica mortale” pensai.
Strisciai in anticamera.
Il mio naso percepì un odore.
Era un intenso profumo di pulito, di detersivo per lavatrici...
c'era anche un aroma di ammorbidente.
Era la prova che in casa c'era davvero un estraneo!
Sempre col ventre a terra, tornai in camera da
letto-cucina-salotto-ripostiglio-stanzapergliospiti-studio-ludoteca.
Lì l'odore era più intenso.
Misi il naso a ventosa sul pavimento e cominciai a seguire la
traccia.
Mi fermai quando l'odore era diventato così intenso da costringermi
a starnutire.
Alzai la testa e vidi l'ombra dietro la tenda della porta finestra
che dava sul terrazzo.
Scattai in piedi rischiando un attacco di lombosciatalgia e la
scostai.
Soltanto un'ombra.
Dov'era il proprietario?
Mi spostai di colpo, sempre al limite della lombosciatalgia, sulla
destra.
L'ombra rimase ferma.
Alzai lo scopettino del cesso e stavo per menare una gran botta in
direzione dell'ombra, quando il silenzio fu stuprato da un'ignobile
e melensa vocina implorante.
“No! Ti prego! Non usare su di me chello concentrato di fetidi
batteri! Sparami se vuoi, ma non smerdarmi!”
“Dove sei maledetto bastardo?” urlai “Vieni fuori! Non ti vergogni a
nasconderti dietro la tua ombra?”
Non mi era mai capitato d'avere a che fare con un ladro così
cacasotto...
“Allora?” urlai cominciando di nuovo a brandire lo scopettino da
cesso.
L'ombra si mosse.
Con la coda dell'occhio guardai nella direzione opposta: niente.
Del ladro c’era soltanto l'ombra!
“Sono qui, davanti a te...”
Guardai meglio.
L'ombra si era staccata dal muro e, a sua volta, proiettava un'altra
ombra!
Anche se la scena più che dell'anormale aveva del paranormale, non
persi la calma. Come detective privato, non me lo potevo permettere.
Dovevo trovarmi davanti ad un ladro appassionato di effetti speciali
o a un trasformista come il grande Arsenio... insomma poteva essere
l'occasione per farmi un nome e aprire un'agenzia tutta mia.
Feci un gran balzo e mi buttai sull'effetto speciale.
Patatrac!
Nel gran tonfo che feci sul pavimento riportai diverse escoriazioni,
di cui una all'altezza della protuberanza metafisica sinistra ed un
enorme doloroso, violaceo livido sul gomito destro.
Oltre che paranormale, quel ladro era anche più veloce di Speedy
Gonzales.
Mi rialzai di scatto, colpo della strega permettendo, deciso a
tutto.
“Siamo abili, eh?” ansimai “Ma adesso ti faccio vedere io...”
Patatrac!
“Non riesco a capire perché tu voglia fare del male a te! Non vedi
che sono immateriale?! Come puoi tu pensare di riuscire a catturare
me?”
L'effetto speciale era davvero speciale. Allungai una mano e lo
trapassai come fosse burro.
“Questo qua viene in diretta da Hollywood” pensai “oppure è un'altra
di quelle incredibili diavolerie giapponesi”.
Ero costretto a trattare. La cosa non mi piaceva molto, ma non avevo
altra scelta.
“OK amico, trattiamo. Chi sei e che cosa vuoi? T'avverto però che in
questo lurido monolocale non troverai altro che rifiuti e mutande
sporche... roba di valore non ne ho e per quanto riguarda i soldi,
gli ultimi me li sono bevuti ieri sera...”
Silenzio. L'effetto speciale doveva avere perso l'audio, perché di
secondi ne passarono parecchi, prima che la sua melensa voce
riprendesse a gracchiare.
“Sai che non lo so...”
“Non sai che cosa?”
“Che cosa voglio... e faccio addirittura fatica a capire quello che
stai tu dicendo…”
L'effetto speciale era sempre più sorprendente. Dovevo mantenere la
calma. Mi trovavo di fronte ad un caso interessante.
Mi grattai la pera e lo guardai diritto negli occhi, o almeno
all'altezza di dove si sarebbero dovuti trovare se li avesse avuti.
“Saprai almeno come ti chiami...”
“Sgronchio...”
“Sgronchio?!”
“Sì Sgronchio, che c'è di strano?”
“E il nome gronchio, cosa ti ricorda?” chiesi, mentre sentivo lo
stomaco che cominciava a strizzarsi come un limone per l'emozione.
“Il mio contrario carnale, è evidente”.
“Sarebbe a dire?”
“Sai che sei uno bello tipo?” rispose l'effetto speciale “Ti sembra
questo lo momento di fare delle domande così insulse? Ti ho appena
affermato che sono in stato confusionale e tu vieni a chiedere me,
cosa lo mi ricorda il nome Gronchio... non è molto carino da parte
tua ricordarmi che, da qualche parte, in una dimensione altra,
esiste uno fetido essere puzzolente, fatto di carne e ossa, uguale e
a me contrario, dalla cui misera e fragile salute dipende la
temporale dimensione della mia esistenza...”
Il caso si stava facendo complicato. Era evidente che mi trovavo
davanti ad un effetto speciale andato fuori controllo.
Scarica i
primi capitoli.
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