Si rivolge ai fashion addict il motore di raccomandazioni che suggerisce abbinamenti tra capi di abbigliamento, imparando dalle scelte degli utenti. Made in Speed MI Up
Se, accanto a “Chi siamo?” e “Da dove veniamo?”, uno degli interrogativi che vi affligge da quando avete raggiunto l’età della ragione è “Che cosa mi metto oggi?”, Trendee Me è quello che fa per voi: “un’applicazione per fashion addict che permette di tenere in ordine il proprio guardaroba e di creare e salvare outfit”, nella definizione ufficiale, ovvero un motore di raccomandazione che suggerisce abbinamenti tra capi di abbigliamento apprendendo dal comportamento dell’utente.
Scatta una foto ai tuoi vestiti, alle scarpe, alle borse, agli accessori. Organizza il tuo guardaroba
secondo categorie, colori e tag. Crea tutti gli abbinamenti che desideri. Condividi il tuo stile. Ovunque.
Sito: trendee.me
Marta Rettani, 28 anni, ci ha fatto la tesi in digital design sei anni fa, quando la tecnologia non era però ancora matura. “Avevo digitalizzato il mio guardaroba con una fotocamera digitale e provavo gli abbinamenti utilizzando Photoshop”, racconta, “ma il metodo era piuttosto dispendioso e per un po’ ho lasciato perdere”.
Edoardo Esposito e Francesco Facconi sono due ingegneri 34enni, che lavorano con Marta da parecchi anni, ultimamente come soci di Immediatic, una web agency, e i tre hanno pensato che l’idea del motore di raccomandazione per fashion addict potesse tornare d’attualità al tempo degli smartphone con fotocamera incorporata.
“Prima di entrare in Speed MI Up eravamo totalmente focalizzati sull’aspetto tecnico: ci erano chiari il flusso di sviluppo e l’obiettivo da raggiungere, ma non la trasformazione da prototipo a prodotto. La nostra idea si è evoluta qua”, raccontano.
In particolare, il loro tutor non ha mai nascosto lo scetticismo sul business model, e ha saputo cogliere potenzialità del progetto che sfuggivano ai suoi stessi ideatori. Il prototipo ora c’è e continua a essere testato, ma i clienti ai quali i tre imprenditori pensano di rivolgersi sono cambiati. L’analisi, guidata sempre dal tutor, della struttura di una proposta di finanziamento li ha spinti a rifiutarla (“ora capiamo la differenza tra un finanziamento e un buon finanziamento”) e sono stati introdotti al mondo dei bandi, imparando a trovarli e a valutarli.
MARTA: Siamo Marta Rettani, Francesco Facconi ed Edoardo Esposito (siamo amici da sempre e già soci di Immediatic, digital agency milanese). Abbiamo deciso di dar vita a Trendee Me nel 2012. Partendo da un’idea che Marta ha avuto circa una decina di anni fa, abbiamo sviluppato l’applicazione sfruttando il nostro know how: infatti Francesco, dopo la laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni, ha scelto di concentrarsi sullo sviluppo di backend e applicativi web. Edoardo, ingegnere, è un esperto programmatore frontend. Marta, la parte creativa del team, è specializzata in design di interfacce e ha curato la grafica e l’esperienza utente dell’applicazione. Seguendo le orme delle migliori startup americane, abbiamo iniziato a lavorare alla nostra idea di sera e nei weekend, assoldando alcune delle risorse di Immediatic per le parti di sviluppo più critiche. Per tener sempre a mente la nostra doppia attività, abbiamo creato un biglietto da visita con una doppia faccia: una per Immediatic, l’altra per Trendee Me.
Trendee Me è un guardaroba virtuale, come funziona?
FRANCESCO: Trendee Me è un’applicazione dedicata a chiunque si trovi quotidianamente ad affrontare l’annoso problema: “Che cosa mi metto?”. Con l’applicazione è possibile fotografare e archiviare i propri capi d’abbigliamento, scarpe, e accessori in modo da poterli poi abbinare comodamente dal telefono. Inizialmente pensavamo che il modo migliore per monetizzare fosse quello di suggerire possibili nuovi abbinamenti incrociando i dati raccolti sul singolo utente e i database dei più grandi e affidabili e-commerce nel mondo del fashion.
Come è stata la vostra esperienza in Speed MI Up?
MARTA: I primi mesi in Speed MI Up sono stati massacranti (ovviamente in senso positivo). Noi siamo tre tecnici, ci siamo scontrati con lo scoglio del business development che fino ad allora per noi era qualcosa di misterioso e inavvicinabile. I Mind Shaker Meeting proposti dall’incubatore ci hanno aperto gli occhi su molteplici fronti: se dal punto di vista societario eravamo abbastanza informati poiché avevamo già fondato Immediatic, non ci eravamo ancora fatti le domande fondamentali per una startup: come ci si presenta a un possibile finanziatore? Che cosa succede nel momento in cui entra a far parte della società? Come si scrive un business plan? Nei mesi di incontri abbiamo trovato risposta a quesiti che nemmeno sapevamo di doverci porre. Il nostro strepitoso tutor ci ha indicato alcune possibili vie da seguire, senza mai imporre la sua idea ma lasciando che fossimo noi a intraprendere il nostro cammino e sostenendoci negli inevitabili momenti in cui si brancola nel buio o non si è più così sicuri delle proprie scelte. In generale, Speed MI Up è sempre stato un confronto estremamente costruttivo, mai una lezione.
FRANCESCO: E Camera di Commercio è stata un aiuto inestimabile, soprattutto nella seconda fase dell’incubazione. Dopo aver pianificato lo sviluppo del business plan, abbiamo avuto bisogno di raccogliere dati, perciò ci siamo rivolti a loro per farci dare una mano. Siamo arrivati a parlare con personalità di spicco nel settore di nostro interesse solo grazie ai contatti e ai consigli di Camera di Commercio.
Come si è evoluto il modello di business che avevate preparato?
MARTA: Siamo entrati in Speed MI Up con un modello di business che si è rivelato quasi subito poco sostenibile. I numeri erano contro di noi. Nonostante l’applicazione avesse già qualche migliaio di utenti, saremmo dovuti arrivare a qualche miliardo per rendere il progetto profittevole. Abbiamo attraversato un paio di mesi di disorientamento, poi abbiamo cambiato rotta e abbiamo cercato di non guardarci più indietro. La difficoltà, una volta modificato il business model, è stata quella di raccogliere le basi per poter scrivere un business plan il più affidabile possibile. La compravendita dei dati di utilizzo, oggi come oggi, è un argomento così nuovo che la maggior parte delle istituzioni con cui ci siamo confrontati ha fatto fatica a darci una stima del proprio interesse a riguardo. Quello che sappiamo per certo, è che il nostro mercato esiste e si sta ampliando.
A che punto siete arrivati?
FRANCESCO: A causa di impegni e priorità personali, nel tempo abbiamo dovuto rivedere l’apporto dei singoli al progetto, come è fisiologico che accada. Siamo ancora insieme e siamo convinti delle potenzialità di Trendee Me, semplicemente ci siamo riorganizzati in modo da poterlo far crescere senza intoppi.
Quali novità possiamo aspettarci?
FRANCESCO: Dopo l’incubazione in Speed MI Up, non riusciamo a nascondere una voglia incredibile di rimettere le mani nell’applicazione vera e propria. Dopo l’anno di stop allo sviluppo tecnologico, abbiamo un sacco di idee per migliorare e vestire di nuova vita Trendee Me. La tecnologia avanza rapidamente!
EDOARDO: Sfrutteremo l’uscita della seconda versione dell’app per riprendere in mano anche la ricerca di finanziamenti. Nel frattempo speriamo che il mondo della moda possa darci qualche informazione in più per aggiornare e migliorare anche il business plan. A questo punto saremo inequivocabilmente pronti per dedicarci al 100% alla ricerca di un finanziatore che possa permetterci di scalare a livello internazionale.
MARTA: Siamo usciti da Speed MI Up a fine maggio, ma il lavoro da fare è ancora tantissimo.
Speed MI Up è una palestra, come tutte le palestre è faticosa ma gratificante. E’ importante mettersi in gioco e, soprattutto, in discussione. Ne uscirete non solo più forti e consapevoli, ma arricchiti dal punto di vista umano: le persone che lavorano - e lavorano tantissimo - in questo incubatore sono straordinarie e diventeranno un punto di riferimento.
FRANCESCO: Il rapporto che si instaura con i tutor di Speed MI Up è qualcosa di più che scolastico: può essere veramente una fonte di ispirazione. Nei mesi di incubazione sono riuscito a imparare veramente, ma veramente tantissimo!